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Intervista con traduttrice della letteratura italiana Irina Konstantinova

01 декабря, 2019

Irina Georgievna Konstantinova è una famosa traduttrice di lingua italiana, membro dell’Associazione dei giornalisti della Russia, dell’Associazione degli scrittori della Russia, dell’Associazione dei traduttori della Russia. Le opere di Gianni Rodari hanno un posto speciale nelle sue traduzioni. Irina Georgievna è riuscita a trasmettere non solo il testo dell’opera, ma anche l’umore dell’autore, il suo umorismo sottile. È interessante che le fiabe più famose di Gianni Rodari “Le avventure di Cipollino” e “Il viaggio della freccia azzurra” Irina Georgievna abbia tradotto per ultimo. Ha tradotto tanti racconti di “Favole al telefono” molte volte: prima in prosa, poi in versi – insieme al suo marito Lev Tarasov: è regista, sceneggiatore e traduttore.

Per il centesimo anniversario di Gianni Rodari, Irina Georgievna ha risposto a qualche domanda sul difficile lavoro di un traduttore, sul primo libro che ha tradotto e, ovviamente, sull’influenza delle opere di Gianni Rodari sullo sviluppo della letteratura mondiale per bambini.

Buongiorno, Irina Georgievna! Ci racconti, per favore, perché L’ha interessata Gianni Rodari? Perché ha scelto i suoi libri per la traduzione?

In realtà è successo per caso. Proprio quando studiavo l’italiano nel giornale “L’Unità”, in Italia, è apparsa “La domenica dei piccoli”, e lì c’erano le piccole fiabe di Gianni Rodari o, come le chiamava lui, le storie! Era l’inizio della sua attività artistica – in effetti, i primi passi! Mi sono piaciute queste brevi fiabe divertenti e ho deciso di tradurne una, due. Si è scoperto che non solo a me piacevano, giornali e riviste “Pionerskaya Pravda”, “Leninskie iskry”, “Koster” hanno cominciato a pubblicarle.

All’inizio non annettevo importanza a questo, ma piano piano Rodari scriveva le fiabe più interessanti e lunghe e non me le lasciavo sfuggire. Così è successo che andavamo al passo: lui scrive una fiaba, io la traduco. Solo con le “Avventure di Cipollino” non era così. Quando è stata pubblicata la traduzione di S.J. Maršak, ho deciso che non avrei potuto tradurre meglio perché lui è un poeta e traduttore geniale, lui mi batte come niente. Ma sono passati gli anni, ho acquistato esperienza in traduzione, conoscenze e avendo recentemente riletto il suo “Cipollino”, ho capito che posso offrire la mia traduzione al piccolo lettore. Non significa che ce l’ho fatta meglio, no. Solo in modo diverso, secondo me. Proprio come sono uniche le impronte digitali di una persona, così è il suo stile letterario. Ecco perché in modo diverso.

Quale libro era più difficile da tradurre e quale è diventato il Suo preferito?

Non posso rispondere a questa domanda! Le fiabe di Rodari sono tutte molto diverse, incantevoli – sia brevi che lunghe. Non avevo praticamente delle difficoltà. Il mio compito era solo una cosa: riferirle in russo in modo che evocassero delle stesse emozioni vive che avevano i piccoli lettori italiani. E per questo era necessario conoscere magistralmente non tanto la loro madrelingua (che è totalmente comprensibile) quanto la nostra – la lingua russa…

E’ difficile dire quale libro sia diventato il mio preferito. Tutti i libri sono preferiti! Perché in ogni libro ci sono molte emozioni e molto lavoro. Sì, emozioni perché sempre immaginavo come avrebbero letto e colto ciò che avrei scritto in russo. Leggevo alcune traduzioni di altri traduttori e una cosa che mi spaventava erano i volgarismi, questo è del tutto inaccettabile nei libri per bambini. Per bambini si deve scrivere in un linguaggio trasparente, bello, letterario e molto comprensibile, è quello che cercavo di fare.

Secondo Lei, è riuscita a riprodurre lo stile di Gianni Rodari? Si sente la sua voce nel Suo testo?

Non vorrei sembrare presuntuosa, ma dico che ce l’ho fatta. Il suo sorriso, l’ironia, la beffa leggera, credo, sentono e capiscono i lettori delle mie traduzioni. Per di più, credo che questo sia proprio il suo stile perché il mio compito non è solo tradurre letteralmente le righe che ha scritto. Non è abbastanza e nemmeno difficile. E’ più importante riprodurre l’intonazione dell’autore: lo stile!

La prima fiaba di Gianni Rodari che ha tradotto era “Il topo che mangiava i gatti”. Perché l’ha scelta?

Mi è davvero piaciuta questa bella fiaba. È molto breve, ma ha tanta fantasia, immaginazione e un tale carattere! D’altronde tutte le fiabe di Rodari sono così.

Cosa Le piace di più nelle fiabe di Gianni Rodari?

È questo che mi piace: la fantasia senza limiti e l’immaginazione eccezionale! Con il loro aiuto Rodari trasforma cose semplici e situazioni quotidiane in personaggi fiabeschi, gli dona colori vivaci, caratteri umani… Lui stesso diceva più di una volta che il suo compito di scrittore è insegnare ai bambini a fantasticare, immaginare! E ciascuna delle sue fiabe è un esempio meraviglioso di una “lezione letteraria”.

Ha una citazione preferita dai libri di Gianni Rodari?

Probabilmente non c’è una citazione perché tutti i pensieri interessanti nelle sue fiabe sono strettamente legate al contesto e ne derivano, per questo è quasi impossibile tirarne fuori una. Ma cito le sue parole dalla prefazione di “Buon appetito” che scrisse per la sua raccolta di fiabe, pubblicata su Lenizdat nel 1980: “…scrivevo articoli per giornali e riviste, mi occupavo di problemi scolastici, giocavo con mia figlia, ascoltavo musica, facevo una passeggiata, pensavo. E anche pensare è una cosa utile. Forse anche il più utile di tutti. Secondo me, ogni persona dovrebbe pensare mezz'ora al giorno. Questo può essere fatto ovunque: seduti a un tavolo, camminando nei boschi, da soli o in compagnia”.

Mi sembra che questo fosse il suo passatempo preferito. Ecco perché HA INVENTATO tante fiabe meravigliose. Eppure, cito un po’. La fiaba “La strada che non andava in nessun posto” finisce con parole che suonano come un aforisma: “Perché certi tesori esistono soltanto per chi batte per primo una strada nuova…”. La fiaba “A giocare col bastone”: “…non c'è persona più felice al mondo del vecchio che può regalare qualcosa ad un bambino”. E la fiaba “Giacomo di cristallo”: “…la verità è più forte di qualsiasi cosa, più luminosa del giorno, più terribile di un uragano”.

Chi era il Suo personaggio preferito dai libri di Gianni Rodari e perché?

Non posso chiamare nessuno particolarmente preferito! Tutti sono così diversi! Ognuno è buono a modo suo!

Alzi il velo sul lavoro delle traduzioni per “Gelsomino nel paese dei bugiardi”, “La Freccia Azzurra” e “Le avventure di Cipollino”?

Non c’è un segreto. Davanti a me giacevano fiabe meravigliose. Le leggo in italiano – tutto è chiaro come la luce del giorno, ma quando inizio a tradurle, sto in dubbio: questa frase è abbastanza espressiva e questa parola? Forse devo trovare un altro sinonimo? O sarebbe meglio trovare un altro epiteto…Come si può dirlo più precisamente in russo? E cosa diciamo noi russi in questo caso? In breve, era un lavoro scrupoloso con la lingua russa perché avevo bisogno che anche il lettore russo capisse immediatamente la fiaba, in modo che non “inciampasse” in un’espressione goffa, una locuzione difficile, una parola sconosciuta… Sebbene le fiabe siano scritte in prosa, dovrebbero essere lette con la stessa facilità con cui scorre un verso o una canzone. Mi piace ricordare le parole del grande poeta russo Vasily Andreevich Zhukovsky è contemporaneo di Alexander Sergeevich Pushkin. Diceva: “Un traduttore di prosa è coautore di uno scrittore, un traduttore di poesia è rivale”. Le parole brillanti, e non dimenticavo mai il mio ruolo estremamente responsabile: diventare un coautore del grande favolista italiano.

Qual era la cosa più difficile in queste storie?

C’era solo una difficoltà, ma abbastanza superabile: trovare un giusto equivalente russo di realtà e mentalità.

Ha qualche scena preferita con Gelsomino, Cipollino e nel “Viaggio della freccia azzurra?

Certo. Nel “Gelsomino nel paese dei bugiardi” questo è il decimo capitolo che traducevo con particolare piacere:

  “I cittadini, svegliandosi, trovarono affisso a tutte le cantonate il seguente manifesto:
Questa mattina
(ma non alle ore 48 precise) il pessimo tenore
Gelsomino cane tra i cani
reduce dai fiaschi e dai fischi ottenuti
nei principali teatri
d'Europa e d'America non canterà affatto
al Teatro Comunale.
La cittadinanza è pregata di non venire.
I biglietti d'ingresso
non costano nulla”
.

Nel “Viaggio della freccia azzurra” questo è un episodio con il salvataggio di un vero treno, non un trenino, e un altro, quando Befana viene a sapere che Francesco l’ha salvata dai rapinatori, e porta il bambino lontano dalla polizia.

Nelle “Avventure di Cipollino” …è molto difficile sottolineare un episodio, tutti sono così buoni. Forse vale la pena soffermarsi sulla storia commovente di come Cipollino ha incontrato il ragno postino.

Il suo marito anche traduceva dei libri di Gianni Rodari. Per favore, racconti come si svolgeva il processo? Traduceva solo poesia o anche prosa?
Lavoravate insieme? Qual è, secondo Lei, la base per una buona collaborazione di qualità?

Mio marito era un letterato molto dotato, ma non si occupava delle traduzioni perché aveva una professione completamente diversa: era regista televisivo. Ma a volte gli mettevo sulla scrivania la mia traduzione prosaica dei versi di Gianni Rodari, lui la leggeva e tra quindici minuti mi proponeva una traduzione in versi. Ovviamente gli chiedevo di cambiare o correggere qualcosa, di sostituire qualcosa, in una parola: “dirigevo”. Insomma, otteneva versi molto buoni che rendevano lo stile, la misura dell’originale, tutti erano pubblicati più di una volta in diverse raccolte di poesie.

Secondo Lei, come influirono le fiabe di Gianni Rodari sullo sviluppo della letteratura mondiale per bambini?

Non posso giudicare. Questo argomento è un oggetto di ricerca scientifica. Ma penso che le fiabe di Gianni Rodari abbiano sicuramente lasciato il segno sensibile nei cuori dei lettori di un’intera generazione. Vedevo più di una volta come gli anziani sorridessero alla sola menzione del suo nome e questo mi rallegrava sempre.

Secondo Lei, cosa direbbe Gianni Rodari se sapesse quanto popolari sarebbero le sue fiabe durante 100 anni?

Penso che sarebbe felice di essere entrato nel fondo d’oro della letteratura per bambini, di essere ricordato, letto e ripubblicato, in altre parole: che continua a vivere! Non tutti i scrittori hanno questo destino, solo i più dotati e brillanti.

Secondo Lei, i suoi personaggi e le sue trame saranno così popolari tra altri cento anni?

Questa domanda mi fa sorridere. Se oggi si può dubitare che i nostri nipoti leggeranno libri, allora cosa succederà ai libri ed ai nipoti tra cento anni, probabilmente Dio lo sa (se esiste). Come si dice: chi vivrà vedrà!

A volte un traduttore ha qualche difficoltà a trovare delle parole giuste. In queste situazioni si rivolge a qualcuno per un consiglio o forse ha il Suo segreto su come trovare una parola giusta?

Non avevo delle difficoltà ed ecco perché. Chieda a qualsiasi alunno d’oggi di immaginare che i gadget e Internet siano improvvisamente scomparsi. La assicuro che La guarderà stupito e Le risponderà che è impossibile immaginarlo.

Ed io e la gente della mia generazione andavamo a scuola, quando non c’era traccia di televisione, figuriamoci Internet! C’era solo la radio e non in tutte le case. Non ce l’avevo, quindi dedicavo tutto il mio tempo alla lettura. La biblioteca scolastica era molto ricca e da bambina leggevo una quantità impensabile di libri. Questo è diventato, credo, una solida base della mia conoscenza della lingua russa, beh, e evidentemente le lezioni presso la facoltà di lettere dell’Università l’hanno approfondita. Studiavo al dipartimento di giornalismo, dove, comunque, la cosa più importante è la padronanza di parola. Ed’ecco un’altra cosa a cui sto pensando. Se avessi studiato l’italiano al dipartimento di lingue romanze, è del tutto possibile che non sarei diventata una traduttrice perché lì i traduttori ricevono diverse specializzazioni: traduzione tecnica, traduzione consecutiva e simultanea, ma non si insegna traduzione letteraria! Non c’è praticamente nessun posto dove si può studiarlo e quindi a volte ci sono delle traduzioni deboli. Ma è un’altra storia.

Devo tuttavia notare mi aiutano molto i redattori. Sono le persone che leggono le mie traduzioni per prime e spesso solo una volta, quindi notano subito qualche scabrosità stilistica. Quando rileggo il mio testo tante volte, i miei occhi, come si dice in questi casi, “si offuscano”. Ma quando rileggo il mio testo la mia traduzione un mese o anche molti anni dopo, la vedo con gli stessi occhi “freschi” dell’redattore e trovo sicuramente qualcosa da migliorare. Come si dice: il cielo è il limite.

Secondo Lei, quanto è limitato un traduttore dallo stile di un autore? Può cambiare lo stile della narrazione per ottenere il suono consueto?

Lo stile d’autore non limita tanto un traduttore quanto obbliga a conservarlo. Ogni scrittore ha il proprio unico. Certo, bisogna seguirlo molto diligentemente ed in nessun caso non si può consentire a qualche traduzione letterale. Anche se, come diceva Umberto Eco, il traduttore dovrebbe dire quasi la stessa cosa. Questo è, credo, il segreto di una buona traduzione.

Cosa Le piace di più nel Suo lavoro? C’è qualcosa che non è facile anche oggi?

È un grande piacere il lavoro con le parole che a volte mi sembra infinito. L’orario di lavoro non è facile: è molto difficile smettere di essere di un maniaco del lavoro. In generale devo dire vecchie verità: felice colui che per tutta la vita si occupa di una cosa amata, posso confermarlo come nessun altro.

Legge i suoi brani di traduzione a qualcuno per verificare quanto bene viene percepito il testo?

No. Non avevo questa esperienza.

Il Suo primo libro pubblicato, ricorda quali emozioni ha provocato?

E’ successo molto tempo fa. Ed il mio primo libro tradotto era le memorie del meraviglioso tenore italiano Beniamino Gigli, pubblicate dalla casa editrice “Muzyka” nel 1964 e nel 1967. Nel 1966 furono pubblicate le memorie di un altro leggendario cantante italiano Mattia Battistini. E solo nel 1969, cioè mezzo secolo fa, fu pubblicato su Lenizdat il primo libro di fiabe di Gianni Rodari nella mia traduzione, il cosiddetto “con la chiave” perché sulla copertina furono disegnate una porta, una chiave e una toppa.

Inutile dire che era molto piacevole. Inoltre, la tiratura era davvero grandiosa: 100.000 copie!

Mi amareggiava solo una cosa: era un libro pesante, di 600 pagine, non per le mani di bambini, con carta da giornale, con linee sbiadite e illustrazioni grigiolate. Ma cosa dire, era un grande evento! Le edizioni di oggi sono molto diverse dalle prime. Oggi sono libri vivi, pittoreschi, su carta eccellente ed è molto importante ciò che ogni fiaba è un libro separato. Ma mezzo secolo fa era impossibile farlo…

Ricordo come lavorassi con un meraviglioso redattore, Boris Druyan, e di recente ricordavamo quel periodo felice. Non ha praticamente corretto nulla nel mio manoscritto, ma negli anni seguenti non facevo altro che modificavo le mie traduzioni.

Poi c’era un altro caso con una tiratura assolutamente fantastica: un milione di copie. A forte tiratura e su buona carta è stata pubblicata la raccolta “Le fiabe” di Gianni Rodari dalla casa editrice “Yunatstva” di Minsk. Questo è accaduto in Unione Sovietica, nel 1987. Adesso sono i libri di antiquariato.

E infine, La chiediamo di lasciare un piccolo augurio ai nostri giovani lettori.

Secoli fa accadde forse l’evento più importante nella storia dell’umanità: nel 1440 Johannes Gutenberg inventò la stampa. E da allora, tutto il meglio che l’uomo abbia mai creato vive nei libri.

Certo, dite, oggi tutto si trova su Internet, oggi si può leggere e-book! Non discuto – si può. Internet è davvero un’enciclopedia mondiale.

Ma vedere un libro sul schermo di un monitor o di un gadget non è affatto come tenerlo tra le mani, inspirare l’odore tipografico, guardare illustrazioni in qualsiasi ordine, sfogliarlo ed ammirarlo come un’opera d’arte di stampa.

Tra un libro elettronico sullo schermo e un vero libro di carta c’è la stessa differenza come tra il mare sul dipinto del grande artista Ivan Aivazovsky e tra il mare vero, “vivo” in cui si può nuotare. E qui, ovviamente, molto dipende dalla tradizione e dall’educazione familiare. Se a casa non c’è una libreria, bambini non conosceranno mai la gioia della lettura e delle conoscenze. Se c’è, allora è molto probabile cresceranno persone di talento.

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Дюна
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